La diversità culturale, il dialogo e la cooperazione: le basi da rafforzare per garantire la pace
Di Redazione
Il 21 maggio ricorre la Giornata Mondiale della diversità culturale per il dialogo e lo sviluppo, dichiarata nel 2002 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite a seguito dell’adozione della Dichiarazione Universale della Diversità Culturale proclamata dall’UNESCO. Per cultura si intende “l’insieme dei tratti distintivi spirituali e materiali, intellettuali e affettivi che caratterizzano una società o un gruppo sociale e che include, oltre alle arti e alle lettere, modi di vita di convivenza, sistemi di valori, tradizioni e credenze” e, già nel Preambolo, la dichiarazione afferma che “il rispetto della diversità delle culture, la tolleranza, il dialogo e la cooperazione in un clima di fiducia e di mutua comprensione sono tra le migliori garanzie di pace e di sicurezza internazionali”.
La dichiarazione poggia le basi sulla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, la quale all’Art. 27 definisce i diritti culturali, secondo i quali:
- Ogni individuo ha diritto di prendere parte liberamente alla vita culturale della comunità, di godere delle arti e di partecipare al progresso scientifico ed ai suoi benefici.
- Ogni individuo ha diritto alla protezione degli interessi morali e materiali derivanti da ogni produzione scientifica, letteraria e artistica di cui egli sia autore.
I diritti dell’uomo sono quindi garanti della diversità culturale, la cui difesa è “un imperativo etico, inscindibile dal rispetto della dignità della persona umana. Essa implica l’impegno a rispettare i diritti dell’uomo e le libertà fondamentali, in particolare i diritti delle minoranze e dei popoli autoctoni”.
La diversità culturale è inoltre un fattore di sviluppo, non solo a livello economico, ma anche intellettuale, affettiva, morale e spirituale. Per questi motivi essa costituisce quindi il patrimonio comune dell’Umanità e deve essere riconosciuta e affermata a beneficio delle generazioni presenti e future.
La Giornata Mondiale della diversità culturale per il dialogo e lo sviluppo non deve essere solo una ricorrenza da celebrare, ma una spinta a lavorare per il futuro del pianeta in un’ottica di cooperazione e solidarietà, seguendo l’esortazione degli ultimi articoli della dichiarazione:
- Art. 10 Di fronte agli attuali squilibri dei flussi e degli scambi dei beni culturali su scala mondiale, bisogna rafforzare la cooperazione e la solidarietà internazionali in modo da permettere a tutti i Paesi, specie quelli in via di sviluppo e quelli in fase di transizione, di costituire istituzioni culturali valide e competenze sul piano sia nazionale che internazionale.
- Art. 11 Le forze del mercato non possono da sole garantire la tutela e la promozione della diversità culturale, garanzia di uno sviluppo umano durevole. In questa prospettiva, è opportuno riaffermare il ruolo fondamentale delle politiche pubbliche, in partenariato con il settore privato e con la società civile.
A sottolineare l’importanza della diversità culturale e del dialogo come basi per un futuro migliore, è di grande rilevanza la risoluzione adottata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 2015, ovvero l’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, il programma di azione per le persone, il pianeta e la prosperità, che persegue il rafforzamento della pace universale in un’ottica di collaborazione globale.
Con la ratifica dell’Agenda 2030, i 193 Paesi membri hanno preso l’impegno di “promuovere la comprensione interculturale, la tolleranza, il rispetto reciproco, insieme a un’etica di cittadinanza globale e di responsabilità condivisa”, riconoscendo che tutte le culture e le civiltà possono contribuire a, e sono attori fondamentali per, lo sviluppo sostenibile.
L’Agenda 2030 stabilisce obiettivi globali, indivisibili e interconnessi, che mirano a creare una prosperità condivisa su un pianeta sano, pacifico e resiliente, attraverso il rafforzamento di una Partnership Globale che deve operare in uno spirito di solidarietà, in particolare verso le persone più povere e vulnerabili.
Già l’avvento della pandemia da Covid-19 nel 2020 aveva mutato gli scenari politici internazionali e nazionali, incidendo nell’attuazione dell’Agenda 2030, amplificando ancor più le disuguaglianze e le ingiustizie preesistenti. Secondo l’ultimo Rapporto 2021 delle Nazioni Unite sullo sviluppo sostenibile globale, è evidente un arretramento generalizzato nel raggiungimento di tutti gli Obiettivi dell’Agenda e ad oggi a causa degli ulteriori effetti negativi emersi a seguito della guerra in Ucraina, è in corso una grave crisi umanitaria, che sta peggiorando le prospettive dell’economia mondiale, in particolare per i paesi in via di sviluppo e per quelli meno sviluppati.
Nonostante tutto, la pandemia e la recente emergenza, hanno evidenziato la grande capacità di resilienza della società e dei governi. Ne è un esempio concreto l’inaspettata risposta arrivata in Fondazione Guanelliana di Solidarietà nel mese di marzo 2022, durante il quale sono pervenuti aiuti da tutta Italia per sostenere la casa guanelliana di Iasi, in Romania, che si è attivata immediatamente per accogliere le persone in fuga dall’Ucraina.
Questa è la solidarietà in cui crediamo e in cui speriamo per un futuro di pace, una solidarietà concreta e generosa, pronta e attenta alle esigenze di chi è più fragile.
Per ulteriori approfondimenti sullo stato dell’arte dell’Agenda 2030 in Italia visitare: L’agenda globale per lo sviluppo sostenibile – Aprile 2022