DON LUIGI GUANELLA

Il cammino di un uomo santo: dai monti a “tutto il mondo è patria vostra”

 

GLI INIZI

Don Luigi nasce a Fraciscio di Campodolcino, in Valchiavenna – provincia di Sondrio, il 19 dicembre 1842 da Lorenzo Guanella e Maria Antonia Innocente Bianchi.

È il nono di tredici figli, tutti impegnati fin dall’infanzia a contribuire al bene della famiglia guidata da pa’ Lorenzo, sempre attento a non far mancare l’essenziale per la crescita dei figli, e a mamma Maria, donna premurosa e di grande dolcezza.

La famiglia è la sua prima scuola di condivisione, insieme al difficile ambiente di montagna in cui miseria, fame e sacrifici sono la realtà quotidiana della gente, le cui uniche ricchezze restano la fede e la speranza di un futuro migliore, da ricercare in altre zone più favorevoli.

Luigi sviluppa un carattere volitivo, indomito, solidale, fiducioso; è aperto a nuovi orizzonti, anche lontani, impaziente di fare e agire.

Primi segni di quella che diventerà la sua missione si trovano già nell’infanzia, quando con la sorella Caterina gioca a “fare la minestra per i poveri”, mescolando acqua e terriccio e nel giorno della sua prima comunione, nel 1852, quando sente che gli vengono affidati dalla Madonna tutti i poveri, anziani e ammalati di ogni specie.

Due anni dopo entra nel Collegio Gallio a Como e nel 1860 entra in seminario.

È ordinato sacerdote nel 1866 e dice la sua prima messa a Prosto, dove rimane come aiuto del parroco per poi assumere l’incarico di economo spirituale l’anno successivo a Savogno.

Don Luigi, fin dall’inizio, si trova ad esercitare il suo ministero sacerdotale in un contesto caratterizzato da grandi difficoltà politiche ed economico-sociali, che vede e vive sia nella gente sia nei difficili rapporti tra la Chiesa e lo Stato italiano appena costituito.

Poco prima della sua ordinazione scrive “Voglio essere spada di fuoco nel ministero santo”.

 

Carità ispirata a Cristo Buon Samaritano

In questo suo proposito si legge la precisa volontà di rispondere alla sfida dei tempi, di confermare la sua vicinanza agli uomini, anche nei loro bisogni più immediati e quotidiani: vi si riconosce anche la sua peculiare spiritualità, l’urgenza di un’azione di carità conforme alla sua visione del Cristo: “Colui che ha tracciato la via del bene operare, precedendoci innanzitutto con l’esempio della carità.”

La sua ispirazione, il punto di partenza della sua missione in soccorso ai poveri, è il Cristo Buon Samaritano. La sua fedeltà a Dio si realizza quindi non solo attraverso la spiritualità, ma anche e soprattutto attraverso la dimensione sociale, operando per restituire dignità ad ogni uomo che ne è spogliato.

La strada della carità porta Don Luigi ad andare oltre il gesto verso in singolo individuo e a pensare ad un più vasto programma di azione, proporzionato alla vastità delle povertà.

È questa la convinzione che si sviluppa anche grazie alla conoscenza del Cottolengo e di don Bosco durante i suoi viaggi a Torino, dove porta studenti e disabili bisognosi di assistenza.

“I tempi sono burrascosi ed occorre far sorgere istituzioni varie, per uomini, per donne, per ogni bisogno… crescerle, secondo i bisogni, moltiplicarle.”

Questi propositi lo spingono a lasciare Savogno, dove non è stato inoperoso. Qui ha insegnato, ha ampliato la chiesa, ha eretto il camposanto, ha provveduto a costruzioni di pubblica utilità.

Lascia Savogno per andare a Torino, dove resta tre anni presso don Bosco, e dove vive l’esperienza della accoglienza incondizionata dell’opera del Cottolengo.

Richiamato in diocesi, nel 1878 è cappellano a Traona.

Le sue iniziative a favore della popolazione non sono viste di buon occhio dal prefetto di Sondrio e del mondo politico.

Dopo un periodo di “confino politico”, nel novembre del 1881 entra nella parrocchia di Pianello del Lario dove, oltre a svolgere l’attività pastorale, scrive una quarantina di opuscoli che vengono pubblicati nella collana Il cattolico provveduto.

 

Gli albori delle Congregazioni

Finalmente per don Luigi giunge la tanto attesa ora della Provvidenza, il momento favorevole per l’avvio di una sua fondazione.

Insieme ad un gruppo di suore guidate da Marcellina Bosatta si occupa di un ospizio di orfanelle e anziane, fondato dal suo predecessore. Sotto la sua guida, forte anche dello spirito di sacrifico delle suore tra cui l’infaticabile Chiara, sorella di Marcellina, l’ospizio cresce tanto che il prefetto ne favorisce l’espansione a Como.

Nel 1886 le suore avviano la loro opera assistenziale in via Santa Croce in Como, dove la collaborazione di suor Chiara Bosatta diventa sempre più preziosa.

La casa di Como nel 1890 vede la presenza di duecento ospiti, ma ancora non basta a don Luigi.

Apre nuove case in Lombardia, Veneto e Svizzera.

 

 

Pedagogista precursore dei tempi

È in questi anni che Don Luigi sviluppa e definisce i temi fondamentali della sua pedagogia, del suo servizio concreto a favore degli ultimi, dei più diseredati, di coloro che ogni altro ha rifiutato.

La sua è una carità universale, rivolta ad ogni tipo di povertà, non solo economica.

È una carità ottimista, che si affida alla Provvidenza, che dona speranza e offre non solo assistenza, ma soprattutto un servizio di promozione umana per cui nessuno è uno scarto e tutti, per la loro parte, sono educabili.

Nei suoi ricoveri don Luigi si prefigge il recupero di tutti, anche dei meno dotati mentalmente, spiritualmente, materialmente.

In particolare i disabili sono per lui “buoni figli”, a cui dedicarsi con un amore speciale, che non bisogna nascondere e abbandonare, ma rendere partecipi della società di cui fanno parte.

I punti cardine del suo intervento sono il lavoro, un’assistenza amorosa e quelle che oggi chiamiamo terapie ricreative e occupazionali.

Per comprendere appieno la portata rivoluzionaria della pedagogia guanelliana, basta pensare a quella legge promulgata nel 1904, ma già in discussione fin dal 1893, che considera i disabili mentali, in quanto degenerati cerebrali, soggetti da custodire nei manicomi perché non esiste per loro una cura.

Custoditi, non curati.

Nel 1899 fonda il “Progetto Nuova Olonio”: una comunità in cui vengono accolti i disabili mentali non per segregarli, ma per dare a ciascuno maggiori dignità e forza, in un ambiente fondato sull’amore e l’educazione, per far sì che ognuno, attraverso il lavoro, possa dare un apporto alla società.

L’anno successivo avvia un progetto analogo ad Ardenno.

Mentre i manicomi escludono, le comunità di don Guanella invece educano.

E-ducare, cioè tirar fuori, sviluppare qualcosa che è dentro.

Precorrendo i tempi, don Guanella intuisce l’importanza di promuovere e stimolare tutte le potenzialità presenti nell’uomo, anche nel disabile mentale.        

Cercatore di poveri

“Fermarsi non si può finché vi è un povero da soccorrere” e don Luigi non aspetta che i poveri si presentino a lui, li cerca, li scova, va ovunque vi sono povertà e fragilità, sempre confidando nella Provvidenza divina.

Fonda le sue Case senza una precisa strategia, senza un progetto sul territorio…, lì dove capita, dove un sacerdote o un vescovo gli suggerisce una possibilità, gli mette davanti una necessità, convinto che assistendo i bisognosi non si concede alcunché di gratuito, ma si restituisce ciò che per diritto spetta loro.

Eccolo quindi, nel 1903, a Roma dove dà l’avvio ad un’opera maschile a Monte Mario, cioè la Casa san Giuseppe, e ad un’opera femminile presso la Basilica di san Pancrazio, l’attuale Casa Pio X.

E proprio Pio X affida a don Guanella una vasta area tra i Prati di castello e Monte Mario, chiedendogli di edificarvi una chiesa, l’attuale Basilica di san Giuseppe al Trionfale, divenuta parrocchia nel 1912.

Le sue Case si moltiplicano su tutto il territorio italiano e vedono la presenza di molte persone, sia giovani che di età matura, le quali aderiscono al suo carisma e offrono cuore ed energie per il buon funzionamento delle opere.

E attorno a queste istituzioni una pleiade di opere diverse, dagli asili per l’infanzia alle parrocchie, alle assistenze per gli emigrati, stazioni climatiche e case con laboratori tipografici, incannatoi e artigianati vari maschili e femminili.

 

 

Si costituiscono le due Congregazioni

Difficilmente queste persone, da considerarsi primi membri di una Congregazione nascente, avrebbero potuto restare unite e perseverare sulla spinta di uno spontaneismo avventuroso, se non avessero potuto fare riferimento ad alcun vincolo concreto.

Don Luigi avverte questo problema non appena da Pianello trasferisce l’Istituzione a Como.

Non ha steso ancora alcuna nota in proposito, ma in quel periodo fissa alcuni concetti di carattere giuridico in un manoscritto nel quale raccoglie informazioni sui voti solenni, sugli ordini religiosi, notizie storiche circa i voti semplici e le Congregazioni religiose.

Dal drappello di suore pianellesi, insieme alle giovani che vi si sono unite posteriormente, nasce così la Congregazione religiosa femminile posta sotto gli auspici di santa Maria della Provvidenza. Don Luigi, infatti, chiama le sue suore “Figlie di santa Maria della Provvidenza”; le loro Costituzioni sono approvate (in prova) dalla Congregazione dei Vescovi e dei Regolari, il 27 settembre 1908.

La Congregazione maschile nasce la sera del 24 marzo 1908 e viene chiamata Congregazione dei “Servi della Carità” e nell’agosto del 1912 ottiene dalla Santa Sede l’approvazione delle Costituzioni.

Casa di Don Luigi Guanella

La sua eredità

Nel 1912 affronta un duro viaggio negli Stati Uniti per prepararvi qualche istituzione a favore degli emigrati italiani e l’anno successivo vi invia un primo drappello di due suore.

Tornato in Italia, nel maggio del 1915 fonda la sua ultima opera a Berbenno.

Il 27 settembre dello stesso anno è colto da paralisi e comincia a spegnersi lentamente.

Muore a Como, la domenica 24 ottobre 1915 alle 14,15, lasciando debiti e poveri e in contropartita e in missione il mondo intero: «Voi non avete più patria, perché tutto il mondo è patria vostra. La patria è là dove è Dio, e Dio è dappertutto».

Lascia in eredità la ricchezza del carisma di carità che lo ha contraddistinto, la sua profonda spiritualità e le opere di carità che tra mille difficoltà e sospetti è riuscito a realizzare.

È proclamato Beato da Paolo VI il 25 ottobre 1965 e canonizzato da Benedetto XVI il 23 ottobre 2011.

Il viaggio di don Luigi nel vasto mondo della carità continua anche dopo la sua morte terrena.

Oggi le due congregazioni da lui fondate sono presenti, oltre che in Italia, in Svizzera, Spagna, Polonia, Romania, Germania, Israele, Canada, Stati Uniti, Messico, Guatemala, Argentina, Brasile, Paraguay, Cile, India, Filippine, Vietnam, Repubblica Democratica del Congo, Nigeria, Ghana, Tanzania, Isole Solomon.

La vastità della carità guanelliana non è solo geografica, ma copre tutta la vastità delle povertà.

Ciò che caratterizza la missione caritativa di don Guanella è proprio la sua dimensione universale, perché tutte le forme di carità lo hanno visto infaticabile realizzatore:

  • Carità intellettuale: scuole, stampa, istruzione
  • Carità pastorale: parrocchia, cura d’anime, centri per la gioventù, oratori, missioni, emigranti
  • Carità istituzionalizzata: ospizi, orfanatrofi, centri per disabili, pensionati, scuole artigianali, colonie agricole

Questo è quanto don Luigi ha realizzato e noi siamo chiamati a sostenere.

Galleria casa natale don Guanella